Lo studio della psicologia umana compie continui passi in avanti e condizioni che un tempo erano indicate come semplici stranezze, oggi sono affrontate in un'ottica diversa.

È il caso dell'anaffettività, cioè la scarsa o assente capacità di provare sentimenti per altre persone o per se stessi. Le cause di tale disagio psicologico sono da ricercare nel vissuto personale, nella presenza di patologie neurologiche, disturbi della personalità e abuso di sostanze stupefacenti.

Coloro che sono definiti anaffettivi tendono all'isolamento e difficilmente riescono a instaurare delle relazioni sane, spesso mostrando anche disturbi della sfera intima e sessuale.

L'anaffettività è pertanto una condizione difficile da affrontare per chi la prova e per chi vi sta accanto ma può essere affrontata tramite un percorso di terapia.

Come si manifesta l'anaffettività e quali sono i comportamenti tipici

L'anaffettività si manifesta soprattutto nella mancanza di connessione emotiva e talvolta anche di empatia verso le altre persone e in un disinteresse costante nei confronti del lavoro, della vita sociale e di ogni genere di relazione.

In particolare, l'anaffettivo tende a non avere amici stretti, passa molto tempo solo in casa, non ha ambizioni di tipo professionale e non prova emozioni forti, sia positive sia negative.

La sensazione prevalente è quella di noia e vuoto, mancando di entusiasmo verso qualsiasi hobby o passatempo.

L'anaffettivo non stabilisce relazioni amorose profonde e non riesce ad esternare sentimenti anche verso le persone più vicine, come ad esempio genitori o fratelli.

Inoltre, le persone affette da questo disturbo possono arrivare a manipolare gli altri per raggiungere i propri obiettivi, risultando freddi e distaccati nei confronti delle sofferenze altrui. Infine, gli anaffettivi tendono a non avere senso dell'umorismo e non apprezzano doti come l'ironia o il sarcasmo.

I fattori che determinano uno stile relazionale anaffettivo

L'anaffettività è concepita come un disturbo psicologico, ma spesso può essere interpretata come un sintomo di traumi pregressi.

Talvolta è necessario tornare indietro agli anni dell'infanzia, quando la personalità si struttura e alcuni eventi possono risultare determinanti in tal senso.

La morte di un genitore o un abbandono possono ad esempio colpire gravemente le parti emotive di un bambino, portandolo involontariamente a congelare i propri sentimenti e non esprimere emozioni, per evitare di soffrire nuovamente.

Uno stile relazionale anaffettivo è pertanto determinato in misura importante dal rapporto con i propri genitori, che fungono da esempio per il modo di amare e rapportarsi agli altri.

Anche il contesto sociale e culturale può influire sullo stile relazionale, in quanto una vita di stenti e rinunce può comportare lo sviluppo di comportamenti manipolatori per ottenere ciò di cui si ha bisogno e che non si possiede.

Come si sviluppa una personalità anaffettiva: i caregiver durante l'infanzia o l'adolescenza

Le origini di una personalità anaffettiva possono essere numerose e spesso derivanti dal vissuto dell'infanzia o dall'adolescenza.

Può trattarsi di un abuso, da parte di uno sconosciuto o una persona nota della quale ci si fidava, un abbandono, la negligenza dei genitori o semplicemente una loro distanza emotiva che il bambino incamera e rende propria come comportamento.

L'anaffettività, se nata da condizioni esterne pregresse, è quindi il sintomo di un dolore subito e della volontà di non provare più sofferenza, chiudendo del tutto il rubinetto dei sentimenti.

Uno psicoterapeuta è in grado però di individuare ulteriori motivazioni legate all'anaffettività, come un disturbo della personalità, tendenze depressive, bipolarismo o schizofrenia.

È importante sottolineare come non sempre gli anaffettivi non provino alcuna emozione, ma fatichino talmente tanto ad esternarla che sembrano impassibili a tutto ciò che accade attorno.

Come interagire con una persona anaffettiva

Trovarsi di fronte a una persona anaffettiva può essere piuttosto spiazzante, in quanto le emozioni sono il modo che l'essere umano utilizza per relazionarsi e rapportarsi agli altri.

Il primo elemento da comprendere è che l'anaffettività non si manifesta per una scelta volontaria della persona, ma è una condizione psicologica che prescinde dalla sua volontà.

Giudicare e puntare il dito è quindi controproducente verso qualsiasi personalità anaffettiva, mentre è necessario comprendere, pazientare e comunicare nel modo più chiaro possibile i propri sentimenti. L'anaffettivo, infatti, non sempre coglie la gioia e la tristezza altrui, che vanno esplicitate e spiegate da chi le prova.

Lo scopo è cercare di entrare in connessione con la persona che soffre di anaffettività, scavando anche nei possibili traumi che hanno comportato tale condizione.

Per relazionarsi con un anaffettivo potrebbe essere utile seguire anche una propria terapia individuale, così da elaborare con lo psicoterapeuta una strategia per aiutare la persona e allo stesso tempo difendersi, in quanto avere a che fare con un partner anaffettivo può essere difficile e doloroso per la propria autostima.

Anche la terapia di coppia può essere una valida soluzione per affrontare insieme ad un professionista la vasta gamma di emozioni che l'anaffettivo stenta a capire e comunicare, trovando un terreno comune per rendere la relazione più solida.

Quando l'anaffettività diventa un problema da risolvere

Come la maggior parte dei disagi psicologici, anche l'anaffettività si manifesta in maniera diversa e può raggiungere diversi gradi di gravità.

Quando una persona tende a isolarsi quasi del tutto, limitando ogni tipo di interazione sociale o relazione, potrebbe essere il caso di intervenire, così come se si notano dei comportamenti manipolatori che possono danneggiare gli altri.

L'anaffettività può minare i rapporti personali o lavorativi, agendo negativamente sulla vita di chi ne è affetto e impedendo una carriera soddisfacente in qualsiasi ambito.

Inoltre, un eccessivo isolamento può acuire depressione e manifestazioni di ansia, alimentando un circolo vizioso dal quale poi è sempre più difficile uscire.

Come affrontare l'anaffettività con un supporto terapeutico

L'obiettivo è aiutare il paziente a entrare in contatto con le proprie emozioni, eliminando i blocchi e permettendo ai sentimenti di fluire, senza che appaiano troppo pericolosi per essere gestiti.

Affrontare i conflitti interni e elaborare episodi infantili o adolescenziali dolorosi può essere la chiave per uscire dal proprio isolamento, soprattutto se la causa dell'anaffettività è legata ai disagi passati.

La terapia psicologica può essere singola o anche di coppia, soprattutto se l'anaffettività crea problemi all'interno di una relazione amorosa, sia a livello sentimentale che sessuale.

L'approccio deve essere calibrato sulla persona e personalizzato, anche valutando i progressi e gli sviluppi che si fanno nel tempo, considerando che la strada non è breve ma si può notevolmente migliorare la qualità della propria vita.

Se ne senti la necessità richiedi subito una consulenza e parla apertamente del tuo problema, nessuno sarà pronto a giudicare ma solo a trovare una soluzione concreta e attuabile in maniera progressiva.